In memoria del lavoratore...



Oggi è il primo di maggio, la festa dei lavoratori ancora vivi... Ancora più triste è pensare che ci sono migliaia di precari e persone che non hanno il modo di guadagnarsi il pane mentre c'è chi guadagna non facendo niente o rubando legalmente sotto gli occhi di tutti...
In Italia parlare di chi lavora è doloroso, si rimane feriti o si muore in modo stupido e quasi sempre non per colpa propria... I lavoratori sono pedine che possono essere tranquillamente mangiate per lo scopo finale, ne vale la pena sacrificare una vita umana per un palazzo, per un ponte, per una ferrovia, per un pugno di cemento armato...
Nei posti in cui viviamo non c'è il sudore di chi li ha costruiti, c'è il sangue, c'è il braccio, la gamba, la testa... Chi si ribella è minacciato, aggredito e licenziato, può scegliere se morire al lavoro o morire di fame perchè trovarne un altro è quasi impossibile...
In Italia muoiono in media tre persone al giorno lavorando, le statistiche sono bollettini di guerra dolorosissimi...
Cosa possiamo fare noi? Chiunque voglia bene al prossimo ha l'obbligo di denunciare queste situazioni, se non lo possono fare i dipendenti lo dobbiamo fare noi per il loro bene!
Io inizio partendo dalla mia scuola, il liceo classico "Gulli e Pennisi" di Acireale, in cui è in costruzione un prefabbricato. Nel cantiere si lavora in jeans e maglietta, senza casco anche quando si è sul tetto o si trasportano i blocchi in cemento. Mi auguro che non succeda niente a queste povere persone che rischiano moltissimo... Eccovi una foto in cui un operaio lavora in equilibrio sul tetto senza alcuna misura di sicurezza con il rischio di cadere giù...
Denunciamoli tutti. La sicurezza sul lavoro è un diritto e un dovere!





Qui due testimonianze di precariato del libro "Schiavi Moderni" scaricabile dal Blog di Beppe Grillo.

Zero euro fissi

Mi pagavano (udite udite) 30 centesimi a contatto utile (cioè la telefonata chiusa con un “no grazie”) e 10 euro ad attivazione. Quindi zero euro fissi. Lavorando 3 ore al giorno 5 giorni arrivavo in periodi di grazia a 200 euri, negli ultimi mesi invece, quando erano finiti i nomi da chiamare e riciclavano i numeri di gente che aveva rifiutato (e che continuava a rifiutare), prendevo max 50 euro. Insomma era possibile che se in un giorno nessuno rispondeva tornavi a casa con un pugno di mosche. Lavoravi gratis, anzi facevi pubblicità gratis. Il mio contratto era di 3 mesi rinnovato ogni volta di 3 mesi se mantenevi una media di attivazioni l’ora superiore ad un tot: una logica che portava alcuni biechi colleghi a raccontare cazzate al telefono per vendere. In finale: lavoravi col patema del rinnovo, col patema di attivare e di riuscire a spiegare il prodotto a chi rispondeva altrimenti manco pagavano! Meglio fare come i rumeni, aspetti che la mattina ti raccolga qualcuno e ti porti al cantiere, almeno ti metti in tasca 50 euro con un giorno non con un mese!

C’è posta per te

Ho 40 anni, sposato 2 figli. A fine 2004 stanco di lavorare per una ditta che non mi pagava gli straordinari, che non mi dava i buoni mensa (nonostante lavorassi a 50 km da casa ), che mi mandava in ferie in periodi assurdi (e sempre quando pareva a loro), ho deciso di provare ad entrare nelle Poste Italiane. Primo contratto di 45 giorni, due filiali visitate, stessi problemi: postini titolari fuori di testa, e interinali sfruttati e ricattati. Se vuoi essere confermato lavora, non chiedere il pagamento degli straordinari, usa la tua auto (i motorini sono tutti ko) ecc. Scade il contratto, due mesi di stop, poi mi richiamano. Altre due filiali visitate, problemi in fotocopia. I postini titolari vanno a casa in orario (non fanno straordinari per motivi sacrosanti ), gli interinali non hanno nessun diritto. Un esempio: il discorso di una direttrice di filiale, se rimani fuori in consegna oltre l’orario, se cadi col motorino non sei assicurato, sfruttato e mazziato insomma.
Ho taciuto su un’infinità di ingiustizie, poi dopo che sono andato al sindacato a protestare per gli straordinari che non ho trovato in busta, dopo due giorni mi hanno spostato in una filiale a 40 km da casa. Morale? Non ho resistito ho firmato le dimissioni la stessa mattina e ho mandato tutti affanculo. E questa sarebbe una azienda quasi statale, che fra l’altro funziona malissimo, con delle cose che se la gente sapesse... Dimenticavo: da maggio 2005 sono a casa, avvilito e con il senso di colpa per la mia famiglia mi sono beccato un esaurimento da cui sto tentando di uscire, ma non mi pento, meglio disoccupato che sfruttato!

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